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29.6.11

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12.3.06

Politica di Distretto

- Ritengo che la politica e l'azione dei Distretti sia ( possa essere ) la via giusta per uscire dalla quasi-paralisi in cui si trova l'economia italiana, al sud sopratutto, per dare autonomia, stimolo e capacità aggregativa ai singoli territori e/o settori ( filiere ) in grado di smorzare a priori l'individualismo italico del far da sè ( salvarsi da soli a scapito degli altri ) a favore del rafforzamento degli insiemi ( di varia e diversa grandezza ) economici e produttivi. Bisogna superare le remore, i dubbi, il gradualismo nell'introduzione e nell'accoglimento dello strumento dei distretti; occorre eliminare ogni tentennamento di dare l'o.k. solo quando si sono acquisiti regolamenti, direttive, norme-quadro, testi unici: a quel punto lo strumento è in agonia;occorre da subito, ora e non domani, dare il via, con molta flessibilità e leggerezza di azione amministrativa e regolamentare; si avranno di sicuro risultati, in base a questi si andrà avanti, per aggiustamenti progressivi e positivi. Se vi sarà replica, imitazione, allora siamo al modello ( vincente ).

31.1.06

Finanziamenti agevolati

- Una nuova fase di accesso alle agevolazioni finanziarie per la realizzazione di iniziative di investimento d'impresa si sta aprendo: è già in corso il bando della Legge 215 per l'imprenditoria femminile, stanno per essere aperti i bandi della Legge 488 per i settori del turismo, commercio e industria, è pronto il bando per la Legge Reg. 9 della Sardegna per il turismo, si delinea all'orizzonte l'intera platea delle opportunità offerte dai Por/Pit ( progetti integrati territoriali ); è una occasione non solo per le imprese al fine dell'accesso a risorse finanziarie agevolate per investimenti, ma è anche una grossa occasione per l'economia della Sardegna di delineare e definire nell'insieme un progetto complessivo di sviluppo qualitativo, in grado da supportare il graduale abbandono dello stesso meccanismo dello strumento finanziario agevolativo; in modo che il sistema delle imprese sarde sia in grado non solo o tanto di acquisire un vantaggio ( non competitivo) ma in effetti di autodifesa contro/verso la concorrenza esterna ma sopratutto di rafforzare le proprie gambe produttive per essere competitive all'esterno, anche nei mercati fuori dell'isola; le risorse agevolate non devono consolidare una economia autarchica ma sviluppare le propensioni al mercato aperto.

29.1.06

Declino dell'Italia:si o no ?

Sul declino dell'Italia sono stati pubblicati, a poca distanza l'uno dall'altro, due rapporti annuali sullo stato del Paese: quello del Censis e quello di Eurispes; la lettura dei rapporti dei due Enti di ricerca individuano cause ed effetti molto diversi tra di loro; sembrerebbe che sottopongano ad analisi due pazienti diversi, due Italie molto differenziate; ciò non è nè scandaloso e nè può essere additato come colpa; ma sembra che l'Italia sia un bicchiere a metà: il Censis lo vede mezzo pieno, Eurispes lo vede mezzo vuoto; non è il mezzo bicchiere il solito modo di rappresentare il Paese diviso a metà: nord=pieno e sud=vuoto; le contraddizioni, i conflitti, le dinamiche sociali ed economiche, le prospettive, le soluzioni, sono presenti nell'intero territorio italiano; il fatto è che ciò che per uno è un conflitto che denota e individua il possibile superamento del punto critico, per l'altro costituisce il sintomo dell'impossibilità di realizzare l'effettivo superamento dello stato negativo.

24.1.06

sul distretto produttivo

Ancora sul distretto produttivo: sono d'accordo con chi ha scritto che il distretto produttivo non debba ricalcare il concetto e la formula del classico "distretto industriale" localizzato in un'area ben definita e... delimitata; esperienze varie, che hanno legato il distretto produttivo ad un'area territoriale specifica, non si sono rivelate positive; per cui, il modello e la formula di distretto produttivo sarebbe da riferire a quello di filiera, senza uno stretto legame ad una specifica area ma una catena/filiera di imprese produttive ( non settoriali), che hanno ( possono avere ) legami di scambio, tale da indurre alla ripetizione del rapporto. Per evitare una direzione centralistica/verticistica dell'insieme delle imprese coinvolte, questa è l'unica soluzione.

18.1.06

L'Italia creativa

- Ho letto un paper "l'Italia nell'era creativa" molto interessante, descrive le condizioni del nostro Paese non solo/tanto per le contraddizioni in negativo che presenta, ma per quel groviglio di opportunità, di conoscenze, di sperimentazioni, di specializzazioni, di bagaglio caricato addosso a tante mpersone, che fanno/possono fare ed essere ricchezza nella prospettiva prossima futura; si tratta di esplorare, dietro le quinte, veri e propri "teatri" di posa in opera, ossia di accumulo di saperi, da parte di persone e di territori, che lentamente ma costantemente in questi anni hanno percorso strade inesplorate, impervie, accidentate, imbattute, per raggiungere qualche meta, per molti il percorso, il viaggio, era la stessa primaria motivazione di essere creativo, spesso hanno incontrato altre persone, compagni di viaggio, hanno messo insieme le informazioni, le esperienze, le conoscenze, e le mete e gli obiettivi, ottenendo risultati insperati; la creatività sta qui, non sta solo nell'applicare formule, ma nel percorrere strade senza segnaletica ed arrivare ad una meta; si scopre che gli italiani, in tanti, sono più in avanti di chi dovrebbe essere alla guida del paese; questo è il carattere più espressivo che costituisce la sorgente vera della creatività italiana.

15.1.06

voglia di fare e di dire

- La chiamo voglia di dire e di fare, quella aspettativa di tanti italiani di poter esprimere nel campo dei diritti civili e nel campo dell'economia, che si individua così fortemente enunciata, espressa e caratterizzata, a nord e asud, in tutte le fascie sociali di età e di collocazione culturale, direi antropologica; esiste una grande contraddizione: chi ha una buona e soddisfacente condizione economica e di benessere, uno status, spesso esprime una insoddisfazione di natura civile, esistenziale, perchè i modelli di vita, di espressione di sè, di riferimento culturale, non sono effettivamente e /o pienamente raggiunti/raggiungibili nell'attuale asset politico-sociale; dall'altra, chi ritiene ed esprime aspettative di crescita, di movimento, di azione economica per fare impresa, per creare iniziative, per investire, per trovare un/il lavoro, produttivo di status, di benessere, di garanzie esistenziali, si scontra con una ragnatela di ostacoli, diffidenze, ostracismi; le due condizioni esprimono l'assenza effettiva di "liberalismo": civile ed economico; bisogna far diventare liberal questo paese, sia nella società e sia nell'econimia; più civiltà e più mercato: questa è l'iniezione di vitalità che bisogna dare allo stato di cose attuale; perchè le due situazioni, i due mondi, che spesso immagimniamo separati e distinti ( perchè distinguibili e separabili ) si rivelano in effetti strettamente intrecciati ed inseparabili.